Disturbi psicogeni

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  1. Larry74
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    Un po' di lettura per tutti i paranoici...

    GRUPPO DI STUDIO PATOLOGIE DI CONFINE IN NEUROPSICHIATRIA

    Disturbi psicogeni del movimento

    Riassunto Disturbi del movimento funzionali, inquadrabili
    nell’ambito dei disordini da conversione con sintomi
    motori, sono un problema clinico rilevante poiché di solito
    richiedono numerosi accertamenti strumentali e perché
    sono spesso gravati da una cattiva prognosi. La risoluzione
    dei sintomi è condizionata dalla rapidità con cui si
    giunge alla diagnosi. Le tecniche neurofisiologiche possono
    essere un valido aiuto nella diagnosi dei disordini da
    conversione con sintomi motori.
    Parole chiave Disturbo da conversione con sintomi motori •
    Disturbo somatoforme • Diagnosi • Monitoraggio
    Per disordine da conversione si intende una sindrome
    caratterizzata dalla presenza di sintomi neurologici non
    correlabili all’alterazione dei sistemi di senso e movimento.
    Termini come “isterico”, “funzionale”, “non organico”,
    “picogeno” o “pseudo-neurologico” si posso ritrovare in
    letteratura come sinonimo di conversione. Nell’ambito del
    DSM IV queste condizioni sono classificate tra i disturbi
    somatoformi. L’epidemiologia dei disordine da conversione
    è di difficile delineazione a causa della scarsa numerosità
    dei campioni considerati e per la mancanza di studi
    caso-controllo. È comunque stimabile che l’incidenza sia
    compresa tra il 5 e 10/100 000, mentre la prevalenza è di
    circa 40/100 000. Pazienti affetti da malattie neuropsichiatriche
    possono presentare un episodio conversivo nel
    1%–30% dei casi. Disordini da conversione con sintomi
    motori si verificano in circa 5/100 000 casi con una certa
    preferenza per il sesso femminile (40–80% dei casi). L’età
    di insorgenza media è di circa 40 anni mentre la durata
    media di malattia è di circa 4 anni.
    I disordini da conversione con sintomi motori hanno
    quadri di presentazioni eterogenei; coinvolgono tipicamente
    più gruppi muscolari. Gli arti inferiori sono più colpiti
    rispetto ai superiori mentre non vi è significativa differenza
    per il lato. I quadri clinici più frequenti sono rappresentati
    da: paresi/paralisi; pseudo-distonie; tremori e mioclonie.
    Più raramente si possono osservare ptosi, camptocormia,
    corea ed atassia. Spesso ai sintomi motori si associano sintomi
    sensitivi. Completano il quadro: l’indifferenza verso
    sintomi anche estremamente invalidanti (“belle indifference”),
    il comportamento istrionico e la mancata accettazione
    della negatività degli accertamenti.
    Insorgenza improvvisa, remissione spontanea o inconsistenza
    dei sintomi sono estremamente suggestivi per un
    disordine da conversione, così come la riduzione del quadro
    sintomatologico quando il soggetto non è osservato o
    il loro peggiorare quando viene sottoposto ad un’osservazione
    diretta. Spesso non sono evidenti i tipici elementi
    che caratterizzano un disordine da conversione (fattori
    © Springer-Verlag 2006
    R. Cantello • C. Civardi
    Disturbi psicogeni del movimento
    GRUPPO DI STUDIO PATOLOGIE DI CONFINE IN NEUROPSICHIATRIA
    R. Cantello • C. Civardi ()
    Clinica Neurologica, Ospedale Maggiore
    Corso Mazzini 18, I-28100 Novara, Italia
    e-mail: [email protected]
    Neurol Sci (2006) 27:XXXVII Congresso SIN Supplement
    precipitanti, somatizzazioni multiple e beneficio secondario).
    L’assenza di segni neurologici è importante ma non
    essenziale. La risoluzione dei sintomi può avvenire anche
    in seguito alla somministrazione di placebo. La prognosi
    di queste forme è poco favorevole, infatti solo un terzo
    guarisce mentre si osserva un miglioramento dei sintomi
    nel 50% dei casi. Una storia di malattia breve è un fattore
    prognostico favorevole. Quindi una diagnosi precoce è
    quanto mai essenziale. D’altra parte una diagnosi errata
    può portare ad un grave ritardo nel trattamento di forme
    organiche. Risulta quindi essenziale utilizzare delle strategie
    diagnostiche in grado di fornire elementi sicuri per una
    rapida diagnosi, tra queste le tecniche neurofisiologiche
    sono tra le più significative.
    I potenziali evocati motori possono indagare tutte le
    situazioni correlabili ad un danno del sistema motorio.
    Secondo la nostra esperienza questa metodica ha una elevatissima
    sensibilità in presenza di un difetto di forza
    completo, in quanto reperti normali sono sicuramente
    indicativi di un quadro psicogeno. Spesso si può osservare
    una rapida risoluzione dei sintomi dopo l’esecuzione
    della seduta di esame.
    Differenziare fra mioclonie psicogene, tic e mioclonie
    vere è di particolare impegno clinico. Un rapido e semplice
    approccio è quello di analizzare l’attività EMGrafica
    della contrazione. Brevi contrazioni, meno di 70 ms,
    hanno con buona probabilità genesi organica, soprattutto
    quando sono associate ad una co-contrazione agonistiantagonisti.
    Nelle mioclonie spontanee funzionali il movimento
    è preceduto da un potenziale premovimento, il
    bereitschafspotential, assente nelle forme organiche, nei
    tic e nelle distonie. Nelle mioclonie di origine corticale è
    invece presente all’EEG una punta che precede di circa
    20–40 ms la contrazione muscolare; questo intervallo
    dipende dalla sede di manifestazione della mioclonia
    (latenza media 20 ms per l’arto superiore, 40 ms per quello
    inferiore). Nelle mioclonie riflesse è di estrema utilità
    l’analisi del tempo che intercorre tra stimolo e mioclonia.
    Latenze di 100 o più ms sono indicative di forme funzionali.
    Potenziali evocati somatosensoriali giganti e attività
    elettromiografica di breve durata orientano verso una
    forma di mioclono corticale.
    Nel tremore psicogeno l’attività EMG può essere condizionata/
    modulata da stimoli esterni. Sebbene questi
    aspetti possano essere valutati già dall’esame clinico, in
    alcuni casi risulta utile una registrazione poligrafica con
    analisi della frequenza.
    Nelle distonie due test sembrano i più promettenti: lo
    studio dell’inibizione reciproca nel muscoli flessori dell’avambraccio
    e l’analisi della coerenza fra oscillatori.
    Il trattamento di tutte queste forme è estremamente complesso.
    È di fondamentale importanza un rapido e corretto
    inquadramento della sintomatologia. Sebbene in queste
    forme sia considerato utile l’impiego di farmaci antidepressivi,
    manca comunque la conferma da parte di studi
    controllati.
    Conclusioni
    I disordini da conversione con sintomi motori sono un
    problema clinico rilevante poiché di solito richiedono
    numerosi accertamenti strumentali e perché sono spesso
    gravati da una cattiva prognosi. La risoluzione dei sintomi
    è condizionata dalla rapidità con cui si giunge alla diagnosi.
    Le tecniche neurofisiologiche possono essere un valido
    aiuto nella diagnosi dei disordini da conversione con sintomi
    motori.
     
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13 replies since 15/10/2009, 18:14   3346 views
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